Ogni viaggio ha un inizio, così come ogni innovazione ha un’ispirazione. Nel cuore del viaggio di Runtheons, ci sono non solo intuizioni tecnologiche, ma una storia personale di passione, sfide e crescita. Per chi non mi conoscesse, sono Ousseni Bara, fondatore e CEO di Runtheons, e vorrei condividere con voi il racconto di come ciò che iniziò come un sogno, si è trasformato poi in incubo e poi un mantra, una ragione di vita con un obiettivo ben preciso, concretizzato con la nascita di Runtheons.
Un sogno che si trasforma in un incubo
Personalmente non ricordo un periodo preciso in cui non fossi un atleta, in cui non mi considerassi tale. Chi pratica sport o lo ha fatto a determinati livelli, lo sa bene. Si vive per lo sport; nella propria vita non c’è praticamente spazio per altro; le giornate sono regolate e scandite dagli allenamenti. Ci si allena almeno sei volte a settimana; il sabato o la domenica si hanno le gare e quindi le continue richieste da parte degli amici di andare in discoteca a ballare e ubriacarsi fino al giorno dopo sono completamente inesistenti e inaccettabili. E tutto questo per cosa? Un unico obiettivo: migliorarsi costantemente. Abbassare quel secondo, centesimo di secondo; fare quel centimetro in più nel salto in lungo o in alto; lanciare quel centimetro in più nel peso; correre quel centesimo di secondo più veloce; resistere quel momento in più per entrare nell’Olimpo degli atleti. Per essere il nuovo Usain Bolt, Novak Djokovic, Cristiano Ronaldo, Kobe Bryant. Per raggiungere quella tanto ambiziosa qualificazione olimpica.
Lo sport ha davvero qualcosa di magico; ha un effetto sulla mente e sul carattere delle persone davvero incredibile, una sorta di elemento in più che solo poche cose nella vita possono dare e insegnare. Chi è un atleta lo è per sempre.
Per me, nel lontano 2019, l’atletica era tutto e con il mio allenatore, dopo diverse competizioni a livello nazionale raggiunte e completate con discreto successo, l’obiettivo era uno e solo uno: la qualificazione agli Europei.
Dopo tanti allenamenti, sacrifici, lacrime, rabbia e gioie, finalmente ci siamo riusciti: minimo per la qualificazione europea raggiunto. Immaginate la sensazione, la sensazione di aver inseguito per così tanti anni un obiettivo che avete sempre visto sfuggirvi per poco; ne eravate quasi ossessionati. Immaginate la sensazione di raggiungerlo. Ce l’avete fatta, l’avete raggiunto finalmente! Non è un’emozione incredibile?
E ora immaginate che, pochi mesi più tardi, durante un allenamento a scuola, in un test di salto in alto, proviate a saltare e… boom! Ginocchio andato, vi siete infortunati.
E ora immaginate di andare dal medico per cercare di capire l’entità del danno e sentirvi dire: “Mi dispiace, ma devi stare completamente a riposo per un anno”. Come vi sentireste?
Il sogno si è trasformato in un incubo. La vostra ragione di vita si è infranta davanti ai vostri occhi, così improvvisamente.
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Ci vediamo dall’altra parte!